Come tutte le grandi storie, “Un canto di Natale” ci accompagna da sempre, e sempre sa ritrovare le parole per parlarci.
Una fiaba da raccontare ai bambini e da rileggere da grandi, una storia di paura, di morte ma anche di solidarietà umana, di spiriti che si sfumano e si frammentano nel sogno e nell’incubo privato, un grande ritratto di solitudine e di vecchiaia e di una città degradata, e soprattutto un magico regalo di Natale che trasforma il gelo e il buio dell’egoismo e dell’avarizia nel calore di un sorriso e di una festa per tutti.

Riprendendo fra le mani “Un canto di Natale” ritroviamo figurine dimenticate, scopriamo luci e colori nuovi, mentre altri inspiegabilmente li abbiamo persi. Ritornano alla memoria, alla rinfusa, il batacchio della porta con il volto di Marley, il tacchino fumante e perfino lo Zio
Paperone di Disney, “Uncle Scrooge”, diretto discendente dello Scrooge di Dickens.

Liberamente tratto dall’opera “A Christmas Carol” di Charles Dickens, due mesi di preparazione per gli attori e i costumisti, un anno di progettazione e realizzazione della nuova scenografia mobile per i cambi di scena, col contributo di tutti i tecnici volontari del Lab e con la preziosa collaborazione dell’amico Mario Giupponi.